E’ un progetto sonoro ricco di luce, figlio di un lavoro durato tre anni e mezzo, in cui colori ed emozioni, ricordi e pensieri, son stati fusi per creare un’opera musicalmente autobiografica, nell’ombra di un disegno sonoro che nasconde propensioni artistiche davvero sorprendenti;
All’interno di questo disco c’è il racconto di un lungo cammino, scosso dal suono di sensazioni contrapposte, figlie di un estro senza confini.
Nel disco, come sempre, l’arte melodica chiede conto del vissuto dell’artista, ed è proprio nell’atto creativo che ad affiancare le conoscenze musicali sopraggiungono la sensibilità soggettiva, un bagaglio emotivo che si fa carico del quotidiano e una rielaborazione interiore di paesaggi, incontri, visioni e immaginazione. Il filtro personale consente all’arte di vestire sempre i panni dell’unicità.
Come ben sappiamo innumerevoli e differenti possono essere i modi di espressione del pianoforte, soprattutto quando lo strumento è solo e può liberamente trasmettere le onde sonore che dal cuore, dalla testa e infine dalle mani del pianista giungono alla tastiera, si propagano libere.
Sono molteplici le risonanze di queste composizioni in cui non si fatica a riconoscere il composito background del compositore, tra istanze del pop più contemporaneo, reminiscenze classiche, influenze musicali della tradizione morriconiana e un imponente lavoro improvvisativo, specie nelle tre composizioni che riprendono il titolo di tutto il lavoro: Raggi di sole, Sun e La stella più lontana, esplorazioni sonore che dall’indagine tattile dello strumento traggono viscerali sensazioni emotive. Limpidezza e nitore sono gli ingredienti di un suono accuratamente cesellato che acquisisce densità espressiva proprio dalla sua delicatezza e che rimanda a una dimensione intima quale unicamente il piano solo riesce a rendere pienamente, in un soliloquio che non è chiusura e corrispondente piuttosto a uno schiudersi di memorie, come nella energica Sallyriver, o la sorprendente Sinestesie di un’alba, che apre con una reminiscenza quasi mozartiana, o ancora in quello sguardo posato sul mondo e sul suo destino nel Volo dell’airone, sul rapporto tra uomo e natura, su fisicità ed elucubrazione intellettuale che sentiamo vibrare in tracce come Le sette primavere del tempo o Il profumo delle magnolie. Questo lavoro in piano solo è come un vaso di Pandora, da ascoltare aprendo il cuore, per ritrovare e ascoltare la nostra voce più vera e affidare a questa musica quella profondità che abbiamo dentro e che troppo spesso il quotidiano con le sue incombenze offusca.
Raggi di sole è un disco che potremmo definire quasi una summa di differenti stilemi linguistici di quel macrocosmo che è la musica, nella sua evoluzione storica e nella sua funzione di esplorazione permanente, di spinta in avanti in un percorso che sembra infinito. Dalla minimal music al pop classicheggiante, Stea nelle sue composizioni apre a multiformi suggestioni e ci regala all’ascolto un lavoro originale ed avvincente.
Il secondo brano estratto dal disco si intitola: GLI OCCHI DI EDMEA
Il terzo brano estratto dal disco si intitola: SUN
Il quarto brano estratto dal disco si intitola: SINESTESIE DI UN’ALBA
Il quinto brano estratto dal disco si intitola: SALLYRIVER
Il sesto brano estratto dal disco si intitola : IL CIGNO SULLA LUNA
Il settimo brano estratto dal disco si intitola : RAGGI DI SOLE
L’ottavo brano estratto dal disco si intitola : IL VOLO DELL’AIRONE
Il nono brano estratto dal disco si intitola : LE SETTE PRIMAVERE DEL TEMPO
Il decimo brano estratto dal disco si intitola : IL PROFUMO DELLE MAGNOLIE
L’undicesimo brano estratto dal disco si intitola: IL SOL DELL’EST
Il dodicesimo brano estratto dal disco si intitola : I CIELI DI KYOTO
Il tredicesimo brano estratto dal disco si intitola : IL FIUME DI PERLE
Il quattordicesimo e ultimo brano estratto dal disco si intitola : LA STELLA PIU’ LONTANA
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INTERVISTA DI PRESENTAZIONE DISCO
Raggi di sole, un disco ibrido tra erudito e romantico che porta il pianoforte solista in una dimensione nuova, che parla al cuore, ai sentimenti, senza però dimenticare la tecnica, la pulizia del suono, l’ordine di ogni nota. La struttura delle composizioni, semplice e raffinata al contempo, è estremamente minimal, le melodie di Stea che vi sono tessute sopra risultano però vive, istantanee, dirette a un preciso effetto sonoro ed emotivo nei confronti dell’ascoltatore.
Ogni traccia di Raggi di sole racconta una storia diversa ma collegata alla precedente. Non ci sono le parole, ma la musica basta e avanza e l’ascoltatore non può fare a meno di fantasticare e “sentire” ciò che ogni traccia, ogni nota, ha da raccontare. Ogni strumentale alterna dolcezza e forza, sensibilità ed energia, malinconia ed euforia, silenzio e musica, dando un nuovo e vero significato allo strumento scelto, il piano-forte, lo strumento per eccellenza, che da solo può comunicare l’emotività trasmessa da un’orchestra intera. La pubblicizzazione di un lavoro videografico per ogni brano, caricata sul suo canale YouTube ufficiale di Claudio Stea, è però un assaggio di quello che, probabilmente, è l’ideale concretizzazione delle musiche raccolte nel disco: la dimensione cinematografica.
Un album come Raggi di sole va sì ascoltato e riascoltato, per essere investiti dall’intelligenza creativa di Stea-autore, ma un artista con la forza espressiva di Stea-interprete è il tipo di artista che andrebbe proprio sentito durante la trasmissione di un racconto cinematografico, con un pianoforte che suona, facendo vibrare l’aria attorno a sé e facendo arrivare tutto ciò che può arrivare da queste composizioni: in definitiva, Raggi di sole è un album classico e contemporaneo, strumentale e dal gusto decisamente pop, un album pieno di grazia e di sentimento, nato dalle dita dell’artista notevole che è Stea, capace di dimostrare che la musica classica è il contrario dell’elitario.
Stea, forte di una grande musicalità, ha creato un’opera nella quale l’intero apparato sonoro risulta calibrato, pensato secondo un programma ben chiaro, concettuale, dove le diverse modalità di legato e staccato respirano con la musica in modo saggio e allo stesso tempo partecipe, umano e credibile con “vista” teatrale e narrativa di impronta romantica.
L’equilibrio, la luce, la poesia sommessa ma pungente, sono una sorta di indizio valido per l’intera esecuzione del disco. Tecnica solida, matura più che fantasiosamente avventata, guidata da un lavoro di scavo sempre penetrante, dal quale è facile desumere l’esperienza e la versatilità praticati da Stea.
NEL DETTAGLIO:
Durante l’ascolto del disco, fin dal primo momento, si è notata la sensibilità e le doti interpretative del Maestro Stea, oltre alle sue indiscutibili doti tecniche. Grazia e armonia si sono ben coniugate con eleganza e precisione: non sono mancati autentici slanci virtuosistici che hanno entusiasmato l’ascoltatore durante l’esecuzione del brano “SINESTESIE DI UN’ALBA“, dalla virtuosa leggerezza del “CIGNO SULLA LUNA” alla grave e nostalgica passione de “IL SOGNO DI LAYLA”, Claudio Stea ci ha donato momenti di rara e più autentica commozione. Nella “STELLA PIU’ LONTANA” l’interprete ha celebrato, con grande fedeltà, l’anima dolce e altruista del grande fisarmonicista PINO DI MODUGNO, e infine nel VOLO DELL’AIRONE il compositore ha offerto il meglio di se esprimendo tutto il suo talento, la sua forza espressiva unita ad un magistrale virtuosismo mai fine a se stesso; tutto a dimostrazione di una sua naturale vocazione verso lo stile morriconiano.
RAGGI DI SOLE – IL DISCO
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