RAGGI DI SOLE è un progetto sonoro pieno di luce.
C’è tanta luce,
poi stelle,
note,
ispirazioni notturne,
emozioni nascoste.
E’ il mio quinto album di inediti.
Questo disco è la chiusura di un cerchio,
la fusione tra cielo e universo.
E’ un’opera con ospiti che non pensavo mai potessero accettare il mio invito.
Ho lavorato sottobanco per più di 3 anni,
poi,
ho guardato in alto e ho ricevuto luce.

Non mi piace essere definito pianista.
Non approvo una vita relegata nei confini fittizi di qualsiasi definizione.
Non mi piacciono le recinzioni, le prigioni e le esclusioni.
Voglio conoscere il mondo, tutto. Voglio entrarci, per liberare e per liberarmi.
Accosto immaginazione alla musica per raccontarlo, questo mondo.
L’unico possibile, l’unico descrivibile e l’unico narrabile.
Sono un musico, con le corde del pianoforte a farmi da dita e le ali dell’immaginazione per volare sull’altalena dell’universo,
con tutte le donne che hanno occhi per vedere e sguardi da catturare.
Compongo brani da 30 anni senza grandi motivi, li suono alla gente perché so di far loro piacere.
Ho inciso anche dei dischi.
L’ho fatto solo per accontentare quel ristretto numero di miei ammiratori che frequentavano le mie serate.
Se questi dischi hanno avuto successo non è stata colpa mia:
non basta scrivere una serie di brani belli per attribuirsi la qualifica di compositore.
Ci vuole altro. Forse sono più un autore che interprete, sia ben chiaro, ma anche questo è un termine vago, che non spiega nulla.
Oggi basta che uno getti giù in fretta e furia un semplice motivetto per sentirsi un’autorità in materia.
Le mie musiche, invece, non sono commerciali. A parte qualche rara eccezione,
le altre o fanno poco rumore o non vedono la luce e rimangono chiuse nei cassetti.

La colpa, in fondo, è mia,
dovrei comporre brani alla portata di tutti e, invece,
ogni volta che inizio a suonare il pianoforte mi ispiro ai trovatori lunari,
universali.
Adoro tutto ciò che proviene dal cielo, dalle stelle.
Credo che la musica debba essere riposo, rilassamento, liberazione.
Più semplicemente la musica, come la danza, sono espressioni dei propri sentimenti, della propria gioia,
del proprio dolore.
A volte analizzando te stesso, offri una via agli altri per analizzare se stessi,
la musica di conseguenza serve a formare una coscienza.
Una brano al pianoforte è una piccola goccia dove servirebbero secchi d’acqua.
Comporre credo sia l’ultimo grido di libertà,
forse il più serio.

Non sono un personaggio, non ho quindi bisogno di cambiare,
al contrario vorrei che cambiasse un po’ il modo di approcciarsi alla gente, che è sempre stupidamente uguale,
monotono, assurdamente e inutilmente arido.
Il futuro più brillante è basato su un passato intensamente vissuto.
Da piccolo mi dicevano: “tu solo avrai successo nella vita quando perdonerai gli errori e le delusioni del passato”,
la vita è corta, ma le emozioni che possiamo lasciare in una musica durano un’eternità.
Vivono serenamente e talvolta sono felici
le persone che hanno il dono
di trasformare il quasi nulla in quasi tutto.
Quelle che amano la vita e l’attraversano con il giusto distacco,
quelle che vivono con gioia e leggerezza, senza mai appesantire la vita di nessuno.
Bisognerebbe vivere capendo il valore immenso di una emozione,
di un gesto gentile o di un sorriso.
Sono quelle le persone che migliorano il mondo.
Semplicemente vivendo in maniera diversa dagli altri.
Credo di essere un tipo sincero, che dice quello che pensa e che non cede ai compromessi,
in questo sono avvantaggiato dal fatto di non dover dipendere dalla musica per vivere,
e quindi di poter comporre e suonare quello che mi pare e piace.
Io divento un mezzo attraverso il quale la composizione viene creata.
Le musiche hanno una loro vita, sono storie che appartengono soprattutto a loro stesse,
io c’entro pochissimo, solo quel tanto che serve per metterle insieme.
“Il sogno di Layla”, invece, è un pezzo di vita mia.
Con questo brano sono riuscito a vincere la tristezza,
a vincere la strana entità che mi aggredisce e mi confonde per portarsi via un sospiro.
Le mie musiche, poi, si completano con riprese videografiche descrittive.
Sonia Scarpa è riuscita, con la sua interpretazione cinematografica, a descrivere a fondo la mia idea ispiratrice.
Credo di potermi definire un “animista”,
vedo un’anima in tutto quello che tocco e che guardo.
Da un po’ di tempo a questa parte, poi, riesco a non sentirmi più né competitivo né in conflitto con il naturale.
Ogni volta che l’uomo ha voluto rendere comprensibile ciò che non lo è,
come per esempio, l’animo umano, allora sono sorte le incertezze.
Solo il contatto con il sé più profondo, il contatto con la nostra indicibile profondità,
porta alla comprensione e alla trasformazione dei disagi più celati.
Una trasformazione che ha qualcosa anche di artistico perché porta, in qualche modo,
a trasformare le contrarietà in qualche cosa di bello e, quindi, di utile.
Raggi di sole è il mio disco più difficile,
il più sofferto,
ma penso il più bello della mia lunga carriera solista.
Raggi di sole è la chiusura di un cerchio,
è la prosecuzione del precedente disco intitolato RAGGI DI LUNA,
è il completamento di un percorso musicale durato circa 7 anni in cui ho vissuto una evoluzione sonora senza limiti,
3 anni mezzo per la produzione del disco dedicato alla luna e 3 anni e mezzo per la produzione di quello dedicato alla stella più lontana,
il sole,
tenuto conto che ho terminato i lavori a dicembre del 2021.
Ho deciso di pubblicare ogni singolo del disco con calma, a distanza di uno/due mesi l’un l’altro.
Ho pensato di evitare la pubblicazione dei brani in gruppo, ma ho voglia di offrire all’ascoltatore un singolo pezzo alla volta.
Non ho mai sperimentato questo modo di render pubbliche le mie opere ma questa volta andrà così. La crisi musicale è immensa. Crisi nel settore produttivo e diffusivo. Ma io, comunque vada, proseguirò sempre per la mia strada,
senza paura.
                        C.S.

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