Raggi di sole, un disco ibrido tra erudito e romantico che porta il pianoforte solista in una dimensione nuova, che parla al cuore, ai sentimenti, senza però dimenticare la tecnica, la pulizia del suono, l’ordine di ogni nota. La struttura delle composizioni, semplice e raffinata al contempo, è estremamente minimal, le melodie di Stea che vi sono tessute sopra risultano però vive, istantanee, dirette a un preciso effetto sonoro ed emotivo nei confronti dell’ascoltatore.

Ogni traccia di Raggi di sole racconta una storia diversa ma collegata alla precedente. Non ci sono le parole, ma la musica basta e avanza e l’ascoltatore non può fare a meno di fantasticare e “sentire” ciò che ogni traccia, ogni nota, ha da raccontare. Ogni strumentale alterna dolcezza e forza, sensibilità ed energia, malinconia ed euforia, silenzio e musica, dando un nuovo e vero significato allo strumento scelto, il piano-forte, lo strumento per eccellenza, che da solo può comunicare l’emotività trasmessa da un’orchestra intera. La pubblicizzazione di un lavoro videografico per ogni brano, caricata sul suo canale YouTube ufficiale di Claudio Stea, è però un assaggio di quello che, probabilmente, è l’ideale concretizzazione delle musiche raccolte nel disco: la dimensione cinematografica.

Un album come Raggi di sole va sì ascoltato e riascoltato, per essere investiti dall’intelligenza creativa di Stea-autore, ma un artista con la forza espressiva di Stea-interprete è il tipo di artista che andrebbe proprio sentito durante la trasmissione di un racconto cinematografico, con un pianoforte che suona, facendo vibrare l’aria attorno a sé e facendo arrivare tutto ciò che può arrivare da queste composizioni: in definitiva, Raggi di sole è un album classico e contemporaneo, strumentale e dal gusto decisamente pop, un album pieno di grazia e di sentimento, nato dalle dita dell’artista notevole che è Stea, capace di dimostrare che la musica classica è il contrario dell’elitario.

Stea, forte di una grande musicalità, ha creato un’opera nella quale l’intero apparato sonoro risulta calibrato, pensato secondo un programma ben chiaro, concettuale, dove le diverse modalità di legato e staccato respirano con la musica in modo saggio e allo stesso tempo partecipe, umano e credibile con “vista” teatrale e narrativa di impronta romantica.

L’equilibrio, la luce, la poesia sommessa ma pungente, sono una sorta di indizio valido per l’intera esecuzione del disco. Tecnica solida, matura più che fantasiosamente avventata, guidata da un lavoro di scavo sempre penetrante, dal quale è facile desumere l’esperienza e la versatilità praticati da Stea.

NEL DETTAGLIO:

Durante l’ascolto del disco, fin dal primo momento, si è notata la sensibilità e le doti interpretative del Maestro Stea, oltre alle sue indiscutibili doti tecniche. Grazia e armonia si sono ben coniugate con eleganza e precisione: non sono mancati autentici slanci virtuosistici che hanno entusiasmato l’ascoltatore durante l’esecuzione del brano “SINESTESIE DI UN’ALBA”, dalla virtuosa leggerezza del “CIGNO SULLA LUNA” alla grave e nostalgica passione de “IL SOGNO DI LAYLA”, Claudio Stea ci ha donato momenti di rara e più autentica commozione. Nella “STELLA PIU’ LONTANA” l’interprete ha celebrato, con grande fedeltà, l’anima dolce e altruista del grande fisarmonicista PINO DI MODUGNO, e infine nel VOLO DELL’AIRONE il compositore ha offerto il meglio di se esprimendo tutto il suo talento, la sua forza espressiva unita ad un magistrale virtuosismo mai fine a se stesso; tutto a dimostrazione di una sua naturale vocazione verso lo stile morriconiano.

__________________________  Cons.G.Batt. Martini – Bologna –