Il nuovo singolo tributo al maestro Ennio Morricone

Il musicista si conforta nella solitudine per il contatto che può trovare con tutte le voci
interiori ed esterne, con tutte quelle voci che gli arrivano dal subconscio e da quell’anima
universale di plotiniana memoria.
L’uomo si conforta, di buon grado, con la società e con i suoi simili soltanto in occasione di
un bisogno, un bisogno che può essere di tipo spirituale o materiale.
Io credo sia meglio che l’uomo viva il più possibile da solo e che non faccia parte di nessuna
organizzazione costituita,
se non occasionalmente.
Le organizzazioni sono la morte dell’uomo, perché nascondono, in sé, i germi della
violenza.
L’uomo organizzato è pericoloso,
violento.
Anche su un palco.
Io credo che ci stiamo snaturando.
Siamo esseri umani, fatti per vivere delle emozioni in un certo tempo.
Per partorire, ad esempio, servono nove mesi, non possiamo ridurli a tre.
Oggi si è accentuata la tendenza a velocizzare tutto,
a perdere il gusto del tempo per elaborare una gioia o un dolore,
un pensiero o un ragionamento.
Il tempo che si impiega per arrivare a una conclusione è fondamentale,
snodando parole, pensieri e ragionamenti, ma oggi il tempo è denaro e bisogna impiegare
il minor tempo possibile per arrivare ai risultati.
Diventa tutto il sunto del sunto, tutti si fermano al titolo dato che ormai è visto come una
perdita di tempo anche andarsi a leggere l’articolo.
Il tempo non è necessariamente una privazione: è un regalo che ci facciamo per fissare le
cose, per trovare il percorso migliore per noi stessi.
Il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo, ed è quella che più facilmente buttiamo via,
senza rendercene neanche tanto bene conto.
Ci sono delle prove che ci fanno prendere coscienza di come la vita stessa sia una cosa così
unica,
importante.
È un periodo che nei media, in generale, ci sono raramente delle esortazioni ad essere
migliori; ce ne sono piuttosto altre ad essere esplicitamente peggiori.
Vedi, ad esempio, quel soggetto che ha distrutto la scenografia del palco di San Remo,
lo ha fatto per divertimento,spettacolo e per riempire di parole il mondo musicale.
Quella scena ha dimostrato alla nazione intera quanto sia mediocre il tempo in cui viviamo
e soprattutto come i musicisti siano diventati ostili nei confronti della musica.
Il fatto di scegliere ed usare un linguaggio adeguato da parte mia è legato al desiderio di
valorizzare e proteggere le cose che si ritengono importanti.
Credo che le cose migliori si salvino così: studiando, leggendo, scrivendo.
E’ una questione di preservare qualcosa di sé e della storia comune che si reputa
importante,
sano.
Secondo me è importante occuparsi delle cose grandi, non solo delle cose basse.
C’è un fortissimo stimolo ad essere bassi.

Nella mia veste di compositore per pianoforte mi sento a mio agio osservando regole e consuetudini non scritte,
mi sento talvolta in grave disagio dovendo osservare leggi codificate.
Secondo me ci sarebbe molto da cancellare più che da modificare.
Non credo la pensino come me tutti i musicisti,
però son certo che chi incolpa gli altri ha una lunga strada da fare,
chi incolpa sempre se stesso è a metà strada del cammino,
chi non incolpa nessuno è già arrivato.
Una considerazione notturna oserei scriverla in merito al tema dell’amore:
mi sono espresso tante volte su questo argomento e mi sento all’altezza di poter affermare che innamorarsi è raro, ma non difficile; la vera impresa è conservare quel sogno d’amore anche dopo la sua trasformazione in realtà.
Per quanto abbia cercato l’uguaglianza nei comportamenti degli uomini e delle donne, non sono mai riuscito a trovarla: anzi, oserei dire che, ho preferito lasciare alle donne con cui ho avuto a che fare quel loro spazio di impenetrabilità che mi consentiva di mitizzarle, quindi di crederle migliori di quanto fossero realmente.
Comunque, penso che incontrarsi può risultare un dono sovrannaturale ma non perdersi è la vera impresa.
Senza alcun dubbio alle volte è meglio perdersi che incontrarsi, ma la vita è fatta di occasioni molteplici e alle volte le migliori sono quelle perse.
In merito al tema sulla solitudine, ci penso spesso, e si sa, non tutti se la possono permettere;
io, ultimamente faccio fatica a ritagliarmi un pò di sana solitudine per scrivere queste banali considerazioni, ma per fortuna c’è la notte che mi salva, anche se mi rendo conto che essa può essere anche un problema; non se la possono permettere gli invalidi, non se la può permettere il politico. Un politico solitario è un politico fallito, però, sostanzialmente quando si può rimanere soli con se stessi, io credo che si riesca ad avere un contatto diretto
con il circostante.
Il circostante non è fatto soltanto di nostri simili, il circostante è il pensiero, la creazione del suono, l’odore delle piante, i colori del cielo, sinestesie nascoste nell’aria; il circostante è anche una lucciola che spunta di notte in un campo di farfalle addormentate.
In chiusura, ho sempre pensato che la musica sia l’espressione di un proprio sentimento, di una propria gioia, di un proprio dolore; a volte, addirittura, un tentativo di autoanalisi e, analizzando te stesso, offri una via agli altri per analizzare se stessi.
Vorrei che le mie composizioni aiutino a formare una coscienza,
rappresentino una piccola goccia in un mare di indifferenza.
Suonare per me, credo che sia l’ultima espressione di libertà,
forse, la più vera.
Comporre musica sta diventando una responsabilità sociale, ma se ne sono accorti in pochi.
Le musiche entrano a far parte del patrimonio culturale di un popolo quando diventano parte della coscienza.
Io, sentii, fin da subito, che il mio impegno sonoro doveva camminare su due binari: la volontà di esprimere un sentimento reale e l’illusione di poter partecipare a un cambiamento esistenziale dell’ascoltatore.
Quest’ultima si è sbriciolata presto, la prima, invece, rimane.

 

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